L'incredibile storia dell'olio "italiano"

V'e' tutto un teorema del New York Times, secondo cui l’olio italiano sarebbe in gran parte una frode. Secondo il magazine americano, le bottiglie di olio sofisticato riportano l'etichettatura di extravergine d’oliva col marchio “Made in Italy”. Ancora, per il NYT sarebbe legale in Italia importare olio extravergine di oliva da Marocco, Tunisia, Turchia e altri paesi extraeuropei, truccarlo con miscele di oli “sofisticati” ed etichettarlo come MADE IN ITALY perchè la legge lo consente. UNA VERA E PROPRIA BUGIA! Le “norme in materia di indicazioni obbligatorie nell’etichetta dell’olio vergine ed extravergine” pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale N. 243 del 18 Ottobre 2007 recitano testualmente: Art. 2. Indicazioni obbligatorie in etichetta 1. L’indicazione della zona geografica di coltivazione delle olive, fatta salva la disciplina della designazione d’origine per i prodotti DOP e IGP, deve riportare lo Stato membro o il Paese terzo in cui la coltivazione è stata effettuata. In caso di olive non coltivate in un unico Stato membro o Paese terzo, nell’etichetta deve essere indicato l’elenco di tutti gli Stati o Paesi terzi nei quali le olive sono state coltivate, in ordine decrescente per quantità utilizzate. 2. Qualora le olive siano state coltivate in uno Stato o Paese diverso da quello in cui è situato il frantoio, nell’etichetta deve essere riportata la seguente dicitura: «Olio estratto in (indicazione dello Stato o Paese in cui è situato il frantoio) da olive coltivate in (indicazione dello Stato o del Paese di coltivazione delle olive)». 3. Nel caso di tagli di oli di oliva vergine ed extravergine non estratti in un unico Stato membro o Paese terzo, salvo quanto previsto nei commi precedenti, nell’etichetta deve essere indicato l’elenco di tutti gli Stati o Paesi terzi nei quali sono stati estratti gli oli. Come si può designare con la dicitura “Prodotto in Italia” un olio proveniente anche in minima percentuale da altri Stati, per di più extracomunitari? La legge lo vieta espressamente. Il NYT, INCONSCIAMENTE o DOLOSAMENTE, fa confusione con un’anomalia di mercato, indipendente dalla volontà dei produttori italiani. Detto in altri termini: negli anni passati quasi tutti i grandi marchi dell’olio furono acquistati dagli spagnoli per sfruttare la reputazione dell'Italia nel mondo di grandi produttori oleicoli. Attualmente le aziende Bertolli (leader mondiale del settore), Carapelli e Sasso appartengono alla multinazionale spagnola DEOLEO. La gran parte della produzione proviene da miscele di oli comunitari ed extracomunitari e come tale viene dichiarata. Nessuna di queste aziende si sogna di apporre la bandierina italiana su oli che vengono solo imbottigliati in Italia. Hanno un nome italiano ma questo non autorizza il New York Times a fare illazioni sulla presunta morte dell’extravergine italiano che è, sia chiaro, vivo, vegeto e ottimo. C'e` chi accusa il NYT che l'inchiesta non fara` altro che danneggiare l'immagine dell'export dell'olio [italiano], nonostante gli sforzi del legislatore nella direzione del contrasto delle frodi. Concludendo, quello che mi sembra aberrante e' che: a) gli USA lasciano vendere prodotti importati che in tanti casi non indicano la provenienza e la scadenza; b)una grande quantita’ di Olio arriva negli USA sfuso, imbottigliato, spacciato per "Made in Italy" e poi venduto al supermercato a $4.99 litro; c) negli USA non v'e' alcuna coscienza o cognizione di "Olio di qualita'" [per questo motivo quando i consumatori americani vedono il prezzo del vero Olio si indignano ... tanto loro usano solo quello di Canola che costa meno dell'acqua Panna]. Altro ci sarebbe da dire, mi fermo qui. Buona notte da Montreal.

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