Rifiuti e degrado: vergogna a Napoli

E poi va a finire che a parlar male di Napoli si scade nei soliti luoghi comuni... Ma come si fa? Mura scrostate, intonaci che cadono a pezzi, finestre rotte, appartamenti, cappelle, retrostanze con relativo mobilio d’epoca coperti dalla polvere, infiltrazioni d’acqua dal soffitto, giardini reali diventati ricettacolo di rifiuti, ricovero di cani randagi, dormitorio per barboni, area di parcheggio di auto e scooter, luogo in cui abbandonare carcasse di moto forse rubate. Ormai sembra che tutto quello che era appartenuto alla passata dinastia delle Due Sicilie sembra essere destinato alla rovina. Dopo il sito borbonico di Carditello (splendida tenuta di campagna in provincia di Caserta che sta ormai andando in pezzi, dopo essere stata spogliata di tesori e arredi), dopo la chiesa di S. Francesco di Paola a piazza Plebiscito, il cui colonnato è ridotto ad orinatoio, parliamo del Palazzo Reale di Napoli, un monumento all’incuria, al degrado e alla sciatteria di quanti il Palazzo Reale avrebbero la responsabilità di manutenerlo, farlo ammirare ai turisti e consegnarlo in buono stato ai posteri. Una vergogna insomma! I giardini reali poi sono tenuti in condizioni che definire vergognose è davvero un eufemismo. Il verde non curato è un pugno nell’occhio. Spesso gli alberi servono a garantire un po’ di intimità a quanti usano Palazzo Reale come vespasiano quando i bagni pubblici sono chiusi in piazza del Plebiscito. Articolo originale di Paolo Chiariello (www.corriere.it)

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