“Terrone”: per i giudici è ingiuria aggravata dal razzismo
Additare il cittadino meridionale come appartenente a una diversa razza, con un giudizio di disvalore nei confronti di quest’ultima, implica l’aggravante dell’odio razziale.
Dire “terrone di m…!” costituisce ingiuria, per di più aggravata da finalità di discriminazione o di odio etnico o razziale [1]. È quanto stabilito dal Tribunale di Varese, con una recente sentenza [2].
Secondo il tribunale, l’aggravante a sfondo razzista collegata all’espressione ingiuriosa scatta per aver espresso, in modo inequivoco, un sentimento di grave pregiudizio e un giudizio di disvalore nei confronti di una categoria di cittadini italiani, quelli del Mezzogiorno, intesa come popolazione distinta per origini e tradizioni. Pertanto vi è, nell’espressione in commento, tutto il riferimento a una diversità di razza e alla inferiorità della stessa.
L’imputato pagherà dunque un risarcimento del danno nei confronti delle vittime – quantificato dal giudice in via equitativa – pari a 1.000 euro, oltre a 400 euro di multa e a 2000 euro di spese processuali.
[1] Aggravante di cui all’art. 3 L. 133/1993.
[2] Trib. Varese, sent. n. 67 del 29.03.2013.
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