Se la Calabria si divide. La microplacca regionale si sta frantumando

Se la Calabria si divide – Rivoluzionaria scoperta scientifica sui movimenti tettonici nel Mediterraneo – Gli studiosi: ’La microplacca regionale si sta frantumando’. La Calabria se ne va per conto suo, e non per la serie d’inchieste che continuano a minare la credibilità della classe dirigente.
La notizia arriva da molto più lontano, almeno un milione di anni, e implica una importante scoperta scientifica. La ricerca condotta da Fabio Speranza e Patrizia Macrì (INGV Roma) assieme a colleghi dell’Università di Padova e pubblicata dalla rivista ’Geological Society of America Bulletin’ ha attestato la direzione ostinata e contraria della zolla calabrese rispetto al Paese, ma c’è molto di più.
La rilevazione dei movimenti tettonici di questa parte di continente ha fatto scoprire un quadro molto più complesso di quanto si credeva fino ad oggi, rischiando di rivoluzionare la dottrina in materia.
La microcrosta calabrese non solo non si muove verso i Balcani come buona parte del Paese, ma presenta diverse microplacche con movimenti e interazioni particolari, del tutto autonomi. Questa scoperta, che ha fatto parlare di ’puzzle’ tuttora sconosciuto agli scienziati che l’hanno raggiunta, smentisce gli studi degli ultimi venti anni e rende insoddisfacente la teoria di due macroplacche che sostanzialmente si scontrano chiudendo il bacino adriatico.
Tornando a dare di gomito alla metafora, la Calabria si è dimostrata ancora un volta un caso a sé, molto più complesso e affascinante. Nell’area collinare compresa fra le città di Catanzaro e Crotone, gli studiosi hanno potuto individuare grazie a rilievi paleo magnetici quattro distinti blocchi di crosta terrestre che hanno subito distinti movimenti rotazionali.
In pratica, come ha spiegato Fabio Speranza, primo firmatario del lavoro di ricerca, le rocce alla loro formazione registrano la direzione del campo magnetico terrestre che all’origine è sempre orientata verso il nord geografico.
Grazie agli studi nel laboratorio di paleomagnetismo dell’INGV di Roma, che nonostante il clima di tagli è il principale laboratorio italiano in materia ed uno dei migliori a livello mondiale, si sono registrati cambi di direzione distinti. Due placche si erano mosse in senso antiorario, e due in senso orario.
La questione è stupefacente, perché anche se si riteneva possibile il movimento diverso della placca calabrese è assolutamente la prima volta che sono stati identificati blocchi a rotazione antioraria nella Calabria, che in base a vari altri studi sembrava aver ruotato in senso orario come un unico blocco rigido tra 1 e 2 milioni di anni fa.
Un milione di anni, geologicamente parlando, è un tempo piccolo. Nulla vieta agli studiosi di ipotizzare che i movimenti sono ancora in atto, anzi. Staremmo parlando di una progressiva frantumazione della Calabria.
Lo studio di questi movimenti disomogenei, probabilmente legati ad alcune faglie trasversali che stanno ulteriormente frammentando la ’microplacca’ calabra, sono molto importanti per continuare a scoprire qual è il futuro geologico dell’area mediterranea e dell’Italia, un futuro ancora ignoto e che può dirci tanto del dissesto idrogeologico e dei pericoli legati ai terremoti, studi fondamentali che non si soddisfano più nell’ipotesi dello scontro della zolla europea con africana; non solo, quantomeno. Calabria docet.

tratto da www.lindro.it a cura di S. Alfredo Sprovieri

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