Stiamo tranquilli, ne arriveranno delle belle!

L'ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) è uno strumento creato nel 2002 per calcolare la situazione economica di un individuo o di un nucleo familiare, prendendo in considerazione reddito, patrimonio e caratteristiche della famiglia. Il valore indicato dall'ISEE permette di inserire i cittadini in diverse fasce di reddito in modo da poter accedere o meno a determinati servizi, esenzioni e agevolazioni statali o locali. Vista l'importanza che ricopre per la vita delle persone è quindi fondamentale stabilire dei criteri equi ed efficaci per poterlo calcolare. Criteri che il governo Monti sta per modificare. Vediamo cosa cambierà, verosimilmente a partire dal prossimo anno. Innanzitutto entrerà in gioco, come accaduto per l'IMU, la rivalutazione del valore degli immobili, quindi l'abitazione principale andrà a incidere per un 60% in più rispetto ad ora. Inoltre, secondo quanto previsto dalle prime bozze del provvedimento, verrebbe eliminata anche l'esenzione che copre attualmente quelle fino a 51mila euro di rendita catastale, a fronte però del fatto che questa stessa rendita sarà conteggiata solo al 75%. Un'altra importante modifica, che ha molto fatto discutere, riguarda il fatto che entreranno nel conteggio dell'ISEE anche i sussidi (come per esempio l'indennità di accompagnamento per gli invalidi) e tutti i redditi esenti e quelli soggetti a tassazione sostitutiva, che oggi non vengono considerati, come quelli derivanti da affitti, premi di produttività e bonus. A controbilanciare questa misura, verrebbero però introdotti una franchigia del 20% sui redditi da lavoro dipendente e da pensione, la sottrazione dalla quota del reddito di assegni per l'ex coniuge e per i figli e la possibilità di deduzione di specifiche spese sostenute per via di una disabilità, che verrà classificata come "media", "grave" o "non autosufficienza". Altri cambiamenti riguardano il calcolo delle rendite finanziarie. Per i conti correnti non si dovrà più indicare il saldo al 31 dicembre, ma sarà presa in considerazione la situazione di un giorno scelto a caso negli ultimi tre mesi dell'anno (per aggirare provvidenziali "svuotamenti" dei conti stessi in prossimità della data di controllo). Cambieranno anche le metodologie per calcolare le altre rendite finanziarie e i patrimoni all'estero ai fini della definizione del valore ISEE. Infine, verrà modificata la modalità stessa della compilazione della dichiarazione, che non verrà più redatta dal cittadino, ma saranno INPS e Agenzia delle Entrate a certificare i dati reddituali e patrimoniali già in loro possesso e il contribuente dovrà solo presentare le eventuali spese da sottrarre o correggere gli errori che dovesse riscontrare. Il rischio paventato da molti è che con questi nuovi criteri molti italiani appariranno in qualche modo "più ricchi" e quindi diminuirà la loro possibilità di accedere ai servizi e alle agevolazioni alle quali hanno fino ad ora avuto diritto. Il problema riguarda soprattutto coloro che si collocano ai margini della propria fascia di reddito e che quindi rischiano di passare a quella superiore. Maria Cecilia Guerra, sottosegretario al Ministero del Lavoro, ha quindi precisato che "la platea dei beneficiari potrà cambiare al suo interno, ma non per la dimensione complessiva". L'obiettivo dichiarato è quindi quello di una più attenta ed equa distribuzione dei servizi dello stato sociale, senza diminuirne ulteriormente l'entità. I nuovi criteri dovrebbero poi, nelle intenzioni, fornire una fotografia più precisa della situazione economica degli italiani e cercare di evitare quei casi che potremmo definire di "falsi poveri". Per fare il tipico esempio di manipolazione eticamente non proprio edificante, con il quale molti giovani genitori possono aver avuto modo di scontrarsi: una donna non sposata, impiegata part-time e con due figli che convive stabilmente con un uomo che però risulta residente in un'altra città, ai fini ISEE può, con le regole attuali, dichiarare solo il proprio reddito (e non quello del compagno) con la quasi certezza di poter accedere a tutta una serie di risorse (come ad esempio la possibilità di mandare i suddetti figli a un asilo nido pubblico al costo minimo) a prescindere dal contributo che porta il convivente al reddito familiare (che può essere anche molto alto), di fatto "rubando" il servizio ad altre famiglie, magari più bisognose ma anche più oneste. Non resta che vedere quali di queste misure annunciate verranno effettivamente varate e quali saranno le loro reali conseguenze.

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