L’Europa contro Facebook

Presentato dalla stampa in lingua tedesca come lo scontro tra Davide e Golia, quello che è nato come uno studio di uno studente di legge austriaco è diventato una battaglia dell'ente per la tutela della privacy irlandese contro Facebook, e potrebbe coinvolgere 600 milioni di utenti in tutta Europa.
Le accuse nei confronti di Facebook sono nate da una richiesta basata sulle leggi europee inoltrata da Max Schrems, un ventiquattrenne austriaco iscritto alla facoltà di legge. Scherms ha chiesto agli amministratori di Facebook di avere accesso ai suoi dati personal conservati dal social network, e ha ricevuto un Cd contenente 1.222 pagine di informazioni collegate alla sua attività su Facebook.
Tra i suoi file personali lo studente ha trovato alcune informazioni che lo hanno profondamente turbato. I dati contenevano post, poke e messaggi di utenti che aveva cancellato da tempo, nonché spezzoni di chat e messaggi istantanei che riguardavano la sua vita privata e quella dei suoi amici.
Altri dati invece erano assenti. Per esempio non c'erano informazioni legate all'uso della funzione "like", che permette agli utenti di collegare altre pagine web al loro profilo. All'appello mancava anche qualsiasi dettaglio sul processo di riconoscimento facciale recentemente introdotto da Facebook.
A quel punto lo studente ha deciso insieme ad alcuni amici di creare Europe-v-Facebook, una campagna on line il cui obiettivo è quello di far luce su alcune questioni legate alla privacy degli utenti di Facebook. Il gruppo ha presentato ben 22 esposti e in un secondo momento li ha inoltrati all'Irish Data Protection Commissioner. Considerando che il quartier generale europeo di Facebook si trova a Dublino, la giurisdizione sugli utenti del social network al di fuori di Stati Uniti e Canada appartiene infatti all'agenzia irlandese.
Tra le altre cose Schrems e i suoi accusano Facebook di voler creare profili ombra degli utenti ma anche di chi non è iscritto al social network; di conservare dopo la cancellazione le comunicazioni istantanee come i messaggi in chat e di "processare eccessivamente" i dati.
Secondo Schrems la conservazione dei dati è potenzialmente pericolosa. Facekook, come del resto molte altre aziende, potrebbe subire attacchi informatici. Inoltre tutte le piccole informazioni conservate, apparentemente poco rilevanti, potrebbero facilmente essere raggruppate per formare un archivio sull'attività degli individui ed essere utilizzate impropriamente dal governo, dai servizi segreti e quant'altro.
L'obiettivo della campagna di Schrems è la difesa delle trasparenza, un valore che secondo lo studente Facebook sostiene di voler difendere ma in realtà infrange regolarmente. Schrems è convinto che le compagnie che maneggiano grosse quantità di dati personali dovrebbero osservare rispettosamente le leggi sulla privacy. Specialmente Facebook, che viene utilizzato da 800 milioni di individui. "Non stiamo cercando di distruggere Facebook. Io lo uso ancora e penso che sia uno strumento molto utile", precisa Schrems.
Europe-v-Facebook è già riuscita a mobilitare un buon numero di utenti. Dal lancio della campagna, nel mese di agosto, migliaia di persone hanno chiesto Facebook di avere accesso ai loro dati personali. Prima di allora gli amministratori del social network ricevevano pochissime richieste del genere.
L'audit irlandese arriva in un momento in cui le compagnie online vengono sottoposte a indagini sempre più approfondite in diverse aree del mondo, compresi Stati Uniti e Unione europea. A marzo il commissario europeo alla giustizia Viviane Reding ha dichiarato che le compagnie che operano in Europa devono sottostare alle regole dell'Ue. Ad agosto il Land tedesco di Schleswig-Holstein ha ordinato alle istituzioni statali di rimuovere la funzione "like" dai loro siti internet, dopo che il commissario per la protezione dei dati Thilo Weichert l'aveva dichiarata in contrasto con la legge tedesca ed europea. Inoltre la tecnologia per il riconoscimento facciale è sotto esame da parte delle agenzie per la protezione dei dati personali tedesche e britanniche.
Nel mondo online in frenetico sviluppo i governi e gli utenti cercano di tenersi al passo coi tempi. Nello studio Market Insight: Social Media Privacy Strategies (Una sguardo sul mercato: le strategie dei media sociali sulla privacy), pubblicato all'inizio dell'anno dalla compagnia di ricerca tecnologica Gartner, il ricercatore capo Brian Blau sottolinea che "lo sviluppo delle tecnologie dei media sociali ha superato la capacità dei consumatori di proteggere i loro dati personali, e questo divario viene sfruttato dai media sociali, che ampliano i confini dell'accesso ai dati degli utenti".
Secondo Blau i media sociali – social network, blog, forum e servizi locali – hanno un accesso senza precedenti a una quantità enorme di dati personali condivisi online dagli utenti. Una volta raccolti e analizzati, i dati permettono di ottenere "una visione approfondita degli individui, della loro posizione geografica, dei loro gusti, delle loro abitudini e delle persone con cui interagiscono".
Dopo l'annuncio del nuovo Facebook Timeline sembra che la quantità di informazioni condivise dagli utenti di Facebook continuerà a crescere. La nuova funzione del social network fondato da Mark Zuckerberg invita infatti gli utenti a creare un affresco cronologico della loro vita in rete e ad aggiungere dettagli sul loro passato per completare il quadro.

Fonte: INFORMAZIONE LIBERA
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