Quei formidabili (e maledetti) anni ‘70

Gli anni ’70 rappresentano un decennio decisivo, oltre che tragico.
Allora principiò la grande crisi italiana in cui tuttora ci dibattiamo. Basti pensare che in quegli anni, in cui peraltro si assiste ad un mutamento rilevante e positivo sul piano del costume, si presenta la necessità di realizzare grandi modernizzazioni politiche ed economiche. Ebbene, a questo bisogno di modernità, si risponde con il marxismo, con il comunismo, con l'estremismo. I due partiti di massa dell’epoca, il Pci e la Dc raccolgono insieme il 75 % dei voti; ma il Pci è paralizzato dalla sua incapacità di rompere con Mosca. La Dc, dal canto suo, è già andata in crisi e, tra l’altro, proprio in quegli anni perde il suo leader: Aldo Moro.
Gli effetti di quel periodo sono più d’uno.
Si pensi, ad esempio, alla reazione di una certa borghesia del Nord, in particolare di parte di quella milanese, verso l'estremismo e del terrorismo allo stato embrionale: anziché battersi contro queste tendenze preferisce flirtarvi. Un comportamento debole, riprovevole, vigliacco.
Inizia probabilmente in quel periodo la crisi di una città come Milano. La “capitale morale produrrà”, poi, fenomeni quali il craxismo, il leghismo e il dipietrismo: tutte risposte di rottura polemica, ma aldilà di questo non riuscirà ad andare.
Altro protagonista di quegli anni: il terrorismo, fenomeno che, peraltro, non è stato ancora studiato a fondo. E' con il terrorismo che inizia a dilatarsi il ruolo della magistratura. Un ampliamento crescente sino ad arrivare a tangentopoli. Un’espansione che è andata oltre i normali rapporti fra poteri, certamente eccessiva se non patologica. Uno sconfinamento che a tuttora non è rientrato, ma che anzi permane creando più di una difficoltà.
In Italia manca uno studio storico vero sul terrorismo. Vi sono contributi di natura giornalistica, ma non c'è ancora una riflessione su ciò che ha significato sul piano politico e sociale, su quali e quanto estese fossero le sue alleanze, le simpatie, i compromessi, i silenzi. Di tutto ciò, ne sappiamo ancora troppo poco. Non auspico, con questo mio scritto, dietrologie cui, peraltro, non credo, ma una ricerca approfondita che ci consenta di capire meglio la portata della crisi politica e morale che si sviluppò in quegli anni. Negli anni Settanta inizia una crisi politico - istituzionale che richiederebbe innovazioni e riforme di cui ancora oggi siamo in fiduciosa attesa.
V’è da considerare, ancora, il mutamento della società. Da allora inizia, ad esempio, una tendenza molto pericolosa: i figli dei ricchi, dell'alta borghesia vanno a studiare all'estero. Fanno questa scelta sia per motivi di sicurezza personale (è iniziata la stagione dei rapimenti eccellenti) sia perché, sempre in quel fatidico decennio, comincia la crisi verticale della scuola italiana, una crisi tuttora aperta, anzi sempre più grave.
In altri termini, sono ancora molti i nodi da sciogliere, eredità di quel decennio che può definirsi unico e che forse sarà senza eguali.

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