SENZA PAROLE: Caste e dintorni, uno stenografo del Senato guadagna più del Capo dello Stato

Nella crociata contro gli sprechi pubblici e contro i privilegi della classe politica un posto particolare è occupato da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, i due giornalisti autori del best seller “la Casta” che ha scandalizzato l’opinione pubblica. Dalla pubblicazione del libro inchiesta è partita una campagna per ridurre i privilegi dei politici ma fino ad oggi, nonostante diversi tentativi, nulla è stato fatto. Nelle ultime ore il dibattito ha ripreso vigore grazie alla battaglia sull’adeguamento delle retribuzioni dei nostri parlamentari alla media europea. La vicenda ha ormai assunto i contorni di una “barzelletta” e prontamente Rizzo e Stella sono intervenuti nella bagarre con un articolo, pubblicato nella prima pagina del Corriere della Sera, in cui forniscono nuovi dettagli sugli sprechi del nostro Parlamento.
Sotto i riflettori dei due giornalisti sono finiti questa volta gli stipendi dei dipendenti di Montecitorio e Palazzo Madama che si collocano a livelli fuori da ogni logica d mercato. Il caso più eclatante è quello relativo alla retribuzione di uno stenografo del Senato che arriva “a sfiorare uno stipendio lordo di 290 mila euro”. Solo “2 mila euro meno di quanto lo Stato spagnolo dà a Juan Carlos di Borbone, 50 mila più di quanto, sempre al lordo, guadagna Giorgio Napolitano come presidente della Repubblica: 239.181 euro”.
Ma a portare a casa buste paghe da nababbi non sono solo gli stenografi. “Al lordo delle tasse e dei tagli tremontiani, un commesso o un barbiere possono arrivare a 160 mila euro, un coadiutore a 192 mila, un segretario a 256 mila, un consigliere a 417mila”. E non basta perché agli stipendi “si possono aggiungere anche le indennità”. Per esempio “alla Camera un capo commesso ha diritto a un supplemento mensile di 652 euro lordi che salgono a 718 al Senato. Un consigliere capo servizio di Montecitorio a una integrazione di 2.101, contro i 1.762 euro del collega di palazzo Madama”.
I due giornalisti spiegano che questi stratosferici stipendi vengono raggiunti grazie “ad assurdi automatismi che nell’arco della carriera consentono di quadruplicare in termini reali la busta paga”. I privilegi dei dipendenti del Parlamento proseguono poi anche con la pensione. “Meccanismi favorevolissimi di calcolo” producono “pensioni non meno spettacolari” degli stipendi.
Leggendo l’articolo di Rizzo e Stella sorge spontanea una domanda: perché tutto questo è stato possibile? La risposta dei due giornalisti coinvolge il ruolo dei sindacati. Solamente a Palazzo Madama "meno di 1000 dipendenti sono rappresentati da una decina di sigle sindacali". La forza di queste corporazioni in passato ha impedito qualunque tentativo di riforma. A dicembre “il consiglio di presidenza del Senato ha deciso che anche per i dipendenti in servizio si dovrà applicare il sistema del contributivo pro rata” ma “la decisione per diventare operativa dovrà superare lo scoglio di una trattativa fra l'amministrazione e le sigle sindacali”.
Ovviamente tutto questo non sarebbe potuto accadere senza la complicità della classe politica che è la principale responsabile di questo scandalo tutto italiano. Il risultato è riassunto bene da alcuni dati numerici elencati da Rizzo e Stella sul bilancio della Camera: “Nel 2010 la retribuzione media dei 1.737 dipendenti di Montecitorio, dall'ultimo dei commessi al segretario generale, era di 131.585 euro: 3,6 volte la paga media di uno statale (36.135 euro) e 3,4 volte quella di un collega (38.952 euro) della britannica House of Commons”.
(tratto da http://notizie.tiscali.it/articoli/politica/12/01/04/stipendio_stenografo_senato.html)

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